Con l’agricoltura sociale, più produzione biologica ed ecocompatibile
Secondo uno studio di AiCARE, l’89% delle aziende agro-sociali adotta tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale contribuendo anche alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Si è appena concluso il Biofach di Norimberga, AiCARE (Agenzia Italiana per la Campagna e l’Agricoltura Responsabile e Etica) ha condotto uno studio su un campione di aziende agricole che praticano l’agricoltura sociale dal quale emerge che soltanto una su dieci adotta tecniche di produzione agro-zootecnica convenzionale, mentre la stragrande maggioranza (89%) riduce l’impatto ambientale limitando l’impiego di antiparassitari e concimi e adottando pratiche agronomiche ecosostenibili.
L’agricoltura sociale, dunque, oltre che offrire servizi di istruzione e assistenza a bambini, anziani, portatori di handicap, esclusi dal sistema del lavoro, ecc., contribuisce all’affermazione di un’etica della produzione agricola fondata sul rispetto dell’ambiente e della salute, la fiducia fra produttori e consumatori, la solidarietà fra i diversi componenti delle comunità rurali e i loro ospiti (agriturismo, vendita diretta dei prodotti, gruppi di acquisto solidali).
Secondo lo studio di AiCARE, le aziende agro-sociali certificate per l’adozione del metodo di coltivazione biologico sono il 48%; un ulteriore 29% pratica il metodo biologico di fatto, evitando gli oneri della certificazione ufficiale, affidandosi al rapporto di fiducia stabilito con consumatori fidelizzati; il 7% coltiva secondo i principi della biodinamica basati sulla visione spirituale antroposofica elaborata dal filosofo Rudolf Steiner; il rimanente 5% combina diversi metodi ecosostenibili di coltivazione.
Si consideri che complessivamente le aziende agricole italiane certificate per la produzione con metodo biologico sono (fonte: SINAB Bio in cifre 2016, anno di riferimento 2015) circa 52.600 pari a poco meno del 4% di tutte le aziende agricole. La diffusione del metodo biologico nelle aziende agro-sociali è dunque superiore di oltre dodici volte.
“L’agricoltura biologica e biodinamica – sottolinea Paola Scarpellini, presidente di AiCARE – contribuisce significativamente anche alla riduzione delle emissioni di gas serra dalle quali dipendono il cambiamento climatico e le temperature del pianeta, in costante aumento nonostante gli accordi internazionali. Già nel 2015, a ridosso della Conferenza di Parigi COP21, la Rete Nazionale dei Centri per l’Etica Ambientale di cui AiCARE è parte, ha sottolineato l’urgenza di mettere in atto azioni concrete, chiedendo alla politica di impegnarsi per un agire condiviso: un clima vivibile è un bene essenziale per la vita civile. Stimiamo che le aziende agro-sociali, se ci si limita alla sola incidenza del 48% di coltivazione con metodo biologico, riducano di almeno il 15% le emissioni di gas serra rispetto alla media delle aziende agricole nazionali”.
21 febbraio 2017